Fine delle chiacchiere, delle promesse e degli ottimismi

Il Movimento UICI Rinnovamento propone un piano di rilancio dell’Unione in dieci punti.

Su questo sito vengono pubblicate le notizie che si ritiene possano essere di interesse, rappresentative del mondo dei ciechi e degli ipovedenti o iniziative di questa sezione provinciale UICI di Torino. Pubblichiamo anche le iniziative della nostra Sede Centrale.

Tra le accuse che sovente vengono mosse dalla base associativa al nostro sodalizio, a tutti i livelli, c’è quella di una mancanza di confronto e di democrazia: è per questo motivo che il Consiglio di amministrazione ha deciso, dopo un’attenta riflessione, di pubblicare sul sito il documento scritto dal Movimento UICI Rinnovamento, dal titolo “Fine delle chiacchiere, delle promesse e degli ottimismi”.

Senza voler entrare nel merito, ci sembra sia giusto dare voce anche a coloro che rappresentano una minoranza della base associativa. L’importante, in questo momento di grave difficoltà, è ritrovare la compattezza e l’unità di intenti, attraverso discussioni, proposte e un democratico e (speriamo) costruttivo confronto: ci sono da difendere le conquiste ottenute in un secolo di battaglie.

Il Consiglio UICI Torino


FINE DELLE CHIACCHIERE, DELLE PROMESSE E DEGLI OTTIMISMI
Un piano in dieci punti per salvare e rilanciare l’Unione

Il tempo del disastro rischia di arrivare addirittura prima del previsto. Anzi, probabilmente è già qui. Dopo le promesse di politici senza dignità e senza scrupoli; dopo l’elemosina implorata a mano tesa; dopo l’inconcludenza disfattista di un Governo inabile, la morsa dell’unità nazionale finirà per stritolare l’apparato organizzativo centrale della nostra Unione.
Ancora decoriamo ministri e politici con il premio Braille; ancora prestiamo orecchio e fede alla vecchia litania che la categoria dei ciechi non sarà toccata perché privilegiata da un trattamento particolare, senza considerare quanto un simile atteggiamento sia indegno sotto il profilo morale e irresponsabile sul piano politico.
Si potrebbe dissertare, e molto, sulle leggerezze pluriennali della dirigenza, sugli sperperi finanziari, sull’apparato elefantiaco della sede centrale, cresciuto in misura esorbitante negli ultimi quindici anni, mentre il numero dei soci si dimezzava; ma ora non è proprio il tempo della critica e delle accuse. Ora, nell’emergenza, è il tempo dell’unità di intenti, per elaborare e mettere in atto un efficace piano di salvataggio della nostra Unione, perché senza di essa, ciascuno di noi, tutti noi diventeremmo più deboli ed esposti alla furia degli eventi.
A questa dirigenza nazionale uscita da una elezione non democratica, risultato di una forzatura fondata sulla prepotenza dei numeri, richiediamo ora uno scatto di orgoglio e di dignità all’altezza del momento.
A questa dirigenza inerte e inattiva, tanto da lasciare il “povero” Tommaso Daniele in una solitudine gestionale e politica pressoché totale, si richiedono ora la forza, la saggezza e l’umiltà di compiere quegli atti concreti e straordinari, capaci di porre la nostra Unione sulla strada della riorganizzazione e della riforma, per assicurarne, oggi e domani, sopravvivenza e operatività. Atti che dovranno essere elaborati con il concorso di tutti e che dovranno essere compresi e condivisi dall’intera struttura periferica perché possano risultare davvero decisivi e determinanti.
Il “Movimento”, ossia quella minoranza congressuale del 30% senza alcuna rappresentanza negli organi dirigenti nazionali, fino a oggi ha ricevuto promesse di attenzione e di collaborazione che tuttavia non sono quasi mai state mantenute. Eppure, nonostante le chiusure della dirigenza, vogliamo continuare a mantenere un alto profilo di proposta e di progetto, soprattutto in questo momento, nel quale l’Unione rischia di essere sospinta ancor più ai margini della politica e della società, disertata da tanti ciechi che hanno smarrito le ragioni stesse dell’associarsi e aggredita dalle nuove, durissime contingenze sociali e finanziarie del paese.
Ecco, punto per punto, i primi elementi di quel piano di salvataggio e di rilancio che proponiamo di attuare con urgenza:

  • riunione del Consiglio Nazionale
  • con i poteri del congresso, modifica dell’art. 17 lettera B dello statuto per elevare da venti a trenta i componenti del consiglio nazionale eletti
  • integrazione del consiglio nazionale con i primi dieci candidati non eletti emersi nel XXII congresso di Chianciano
  • nuova elezione della Direzione nazionale per assicurare massima unità e forte capacità operativa
  • definizione e attuazione di un programma rigoroso di contenimento delle spese, ivi comprese l’abolizione immediata di qualsiasi forma di gettone, diaria e indennità per i dirigenti nazionali;
    alleggerimento graduale del personale della sede centrale, mediante un piano a medio termine che, pur nella salvaguardia assoluta del posto di lavoro di tutti, preveda il ricorso al turn over e alla mobilità diffusa, quali strumenti per raggiungere l’obiettivo
  • riorganizzazione del patrimonio mobiliare e immobiliare dell’Unione, da gestire con criteri manageriali per conseguire il massimo delle entrate finanziarie
  • ricorso a tecniche e strategie di finanziamento e di reperimento fondi basate su efficaci campagne nazionali ben calibrate e praticate, abbandonando la logica attuale di sporadicità e di improvvisazione
  • varo di una commissione per la riforma dello statuto e della struttura associativa con il compito di studiare ed elaborare una nuova “carta costitutiva” dell’Unione, mediante il confronto con i consigli regionali, provinciali e con le più ampie realtà territoriali
  • perseguimento dell’unità tra le associazioni rappresentative del mondo della disabilità, improntata sulla lealtà reciproca e sulla difesa solidale dei diritti di tutti, mediante la sottoscrizione immediata di un patto federativo di consultazione periodica e la costituzione di un “consiglio generale provvisorio” per fronteggiare la situazione presente

Qualcuno potrebbe storcere il naso dinanzi a misure così concrete e straordinarie, ma possiamo assicurare che il percorso indicato è perfettamente compatibile con le norme dello statuto vigente, nonché del tutto rispondente alla gravità eccezionale del momento presente.
La modifica statutaria proposta, tra l’altro, non costituisce soltanto un modo brillante e opportuno per colmare l’attuale deficit di democrazia e di rappresentatività, ma tende anche a riequilibrare la struttura del Consiglio Nazionale, privilegiandone la componente elettiva che oggi risulta invece addirittura minoritaria rispetto ai membri di diritto.
Queste le sfide che ci attendono da qui ai prossimi dieci, quindici anni. Questi gli impegni non rinviabili da porre in essere nell’interesse superiore della nostra Unione e di tutti noi, senza perdersi in chiacchiere o cullarsi nelle vane promesse dei politici di turno.
 In mancanza, saremo condannati a un rapido declino, del resto da noi già paventato e annunciato fin dal congresso di Chianciano, arginabile soltanto con una forte unità di intenti e con il coinvolgimento operante di tutte le energie e le intelligenze disponibili all’interno della nostra Unione.
Al Presidente, alla Direzione, al Consiglio Nazionale, dunque, l’appello accorato ad agire, bene e in fretta, per mettere l’Unione sulla via della consapevolezza e della riforma, salvaguardandone strutture e unitarietà.

UICI Rinnovamento
Gruppo di coordinamento

Vai al contenuto