L’Uici in Comune per discutere di barriere architettoniche

— archiviato sotto: accessibilità

Dal 1986 esiste un piano nazionale, mai applicato.

C’era anche l’UICI tra le realtà convocate nei giorni scorsi dal Comune di Torino per un confronto sull’attuazione del Peba (Piano di Eliminazione delle Barriere Architettoniche). Questo strumento normativo, varato nel lontano 1986, prescriverebbe a tutti i Comuni italiani di adattare edifici e infrastrutture pubbliche alle esigenze delle persone disabili, ma a distanza di trent’anni è ancora sostanzialmente inapplicato (salvo sporadici casi virtuosi). Nel capoluogo piemontese, a richiamare l’attenzione sul Peba è stata l’associazione Luca Coscioni, che recentemente ha raccolto oltre 600 firme per chiedere alle istituzioni cittadine di passare “dalla carta ai fatti”. Anche a seguito di una sentenza del Tar Piemonte molto esplicita in materia di barriere architettoniche, il Comune ha espresso la volontà di mettersi al lavoro. A seguire l’iter sarà la IV commissione consiliare (Sanità e Servizi Sociali), sotto la presidenza di Guido Alunno.

Per il momento si è svolto un incontro di carattere preliminare, con la promessa di una delibera che potrebbe essere approvata dopo l’estate. A nome del Consiglio UICI Torino hanno partecipato Fulvio Doglio (delegato per la mobilità) e Gianni Laiolo. E’ intervenuto inoltre Sergio Prelato, in virtù della sua pluriennale esperienza su questi temi. I rappresentanti della nostra Unione hanno espresso unanime apprezzamento per l’operato dell’associazione Luca Coscioni «che con grande tenacia ha saputo far sentire la voce dei cittadini e richiamare l’attenzione delle istituzioni». Tutto questo rappresenta un indiscutibile passo avanti, anche perché «finalmente iniziamo a intravvedere un approccio sistematico, laddove finora si sono visti interventi a macchia di leopardo, con punte di eccellenza e sacche di assoluta trascuratezza».

Fatta salva la bontà dell’iniziativa, modalità e tempi di attuazione del Peba da parte del Comune sono ancora tutti da chiarire. E le perplessità non mancano. «I tecnici presenti alla riunione – riflette Sergio Prelato – ci hanno prospettato un lavoro mastodontico: 3.500 chilometri di marciapiedi da mappare prima di poter procedere con gli interventi veri e propri. E’ chiaro che se le dimensioni sono queste, dobbiamo aspettarci tempi biblici. E con i problemi finanziari degli ultimi anni, il rischio è che il progetto si blocchi prima ancora di partire. Perché, invece, non iniziare dalle segnalazioni delle associazioni di categoria?». Da tempo la nostra sezione ha realizzato uno studio relativo alla metropolitana di Torino, dal quale emerge che 2/3 delle stazioni presentano barriere sensoriali:  «intervenire su queste criticità per noi sarebbe prioritario – sottolinea Prelato – perché oggi quando un cieco o un ipovedente grave esce dalla metropolitana rischia di trovarsi da solo in mezzo al nulla: non ci sono pareti che fungano da riferimento e le guide tattili a volte si interrompono proprio nei punti peggiori. E’ evidente che in gioco c’è la possibilità di raggiungere in autonomia e sicurezza il luogo di lavoro o l’abitazione». Partire con interventi mirati sarebbe, dunque, il solo modo per prendere sul serio le richieste del Peba.

Più in generale, da tempo l’UICI Torino sottolinea la centralità di una progettazione condivisa “a monte”, perché altrimenti si rischia  di dover rifare più volte lo stesso progetto, con un ingiustificabile spreco di risorse pubbliche. «Per ridisegnare una città – spiegano i delegati – ci piacerebbe che le associazioni di persone disabili potessero sedersi attorno a un tavolo, accanto ad architetti e progettisti». Può sembrare una visione utopica, ma non lo è: «quando fin dall’inizio si condividono esigenze e saperi, i risultati sono buoni». E’ accaduto, ad esempio, in alcuni quartieri della città. E’ accaduto con Gtt (Gruppo Trasporti Torino) che ormai ha inserito l’attenzione alle minorazioni sensoriali tra i suoi standard di progettazione.

La nostra sezione dunque continuerà a seguire l’iter relativo al Peba con interesse e con un atteggiamento propositivo, ma anche col realismo e la concretezza che da sempre la contraddistinguono:  «sorveglieremo – osserva il presidente UICI Torino Franco Lepore – e se necessario pungoleremo l’amministrazione comunale perché il progetto non si areni nei bassifondi della burocrazia».

Vai al contenuto