Trattativa sui buoni taxi

Il presidente Tomatis dedica l’editoriale del prossimo numero dell’UICI/011 alla trattativa sui buoni taxi con il Comune di Torino.

Come ben saprete, il Comune di Torino ha sempre dimostrato un’attenzione particolare nei confronti della disabilità, a riprova di un grande senso civico. Dal momento che una grande città offre grandi servizi ma crea anche grandi disagi, le Amministrazioni hanno provveduto a costruire una struttura del welfare invidiata in tutta Italia.

Parliamo ad esempio del diritto alla mobilità. Da oltre vent’anni i ciechi assoluti torinesi possono usufruire del servizio di trasporto su taxi con l’utilizzo dei buoni. Il servizio viene assegnato e gestito in base ad un apposito regolamento, in fase di revisione da oltre due anni anche a causa dell’avvicendamento in Piazza Palazzo di Città.L’attuale Assessore ai Trasporti, Claudio Lubatti, ha convocato le associazioni di disabili per trovare un accordo tra le parti, ma dopo un’iniziale apertura la trattativa si è purtroppo arenata.

Il problema è sempre lo stesso, ovvero la mancanza di fondi. Ci sono stati proposti un taglio alla dotazione minima e massima dei buoni, una maggiore compartecipazione alla spesa, una rendicontazione mensile e il pagamento dell’eccedenza del costo della corsa rispetto al valore del buono direttamente al taxista. Non certo ostacoli insormontabili, se non ci fossero da limare alcune divergenze tra le stesse associazioni: alcune sono più restìe a far dei passi indietro, mentre la nostra si è sempre dimostrata comprensiva in modo ragionevole. In un periodo di crisi senza precedenti come quello che stiamo vivendo, occorre agire coscienziosamente e fare dei sacrifici. Ma fino ad un certo punto…

L’Assessore è fortemente determinato ad erogare il servizio a “scaglioni” in base al reddito del nucleo familiare individuato dall’ISEE, ovvero Indicatore della Situazione Economica Equivalente, già balzato agli onori delle cronache in quanto potrebbe determinare, tra le altre cose, l’accesso all’indennità di accompagnamento. Inutile dire che ci siamo fortemente opposti a questo provvedimento. Il rischio sarebbe quello di allontanarsi dal nobile scopo originale: favorire lo spostamento in funzione dell’integrazione sociale, l’inserimento lavorativo e la formazione universitaria dei beneficiari.

Le altre finalità, come gli spostamenti per cure di cui necessitano gli ammalati gravi, che peraltro ne hanno pieno diritto, dovrebbero gravare sulla Sanità e non sui Trasporti, tanto più che rappresentano ben l’84% della spesa complessiva del servizio. Un taglio drastico ai fondi e l’introduzione di un tetto di reddito troppo stringente rappresenterebbero per i ciechi un deterrente alla vita di relazione e all’assunzione di impegni, primo tra tutti il lavoro. L’Assessore Lubatti sostiene che ci siano alcuni disabili benestanti. Ebbene, non ci sembra un motivo valido per estromettere tutti gli altri dal servizio di trasporto taxi.

Qui stiamo parlando di diritto esigibile alla mobilità, non certo di assistenzialismo. Non ci risulta che per salire sui tram venga chiesto il 730. E se un bancario o un dirigente d’azienda che abita su corso Francia o zona Lingotto deve recarsi in centro per lavoro, presumibilmente lo farà in metropolitana, impiegando pochi minuti del suo tempo e spendendo un euro e cinquanta centesimi come gli altri cittadini, che siano lavoratori o casalinghe. Una possibilità comunque preclusa ai non vedenti: un cieco non accompagnato non è in grado di fruire autonomamente del trasporto pubblico.

Chi non è convinto di questo aspetto, può sempre uscire di casa bendato e provare a raggiungere le sue solite destinazioni in autobus o in tram.Tagli e sacrifici devono essere finalizzati non solo al risparmio ma anche ad una razionalizzazione delle risorse disponibili, utilizzando una parte di queste per eliminare la lunghissima lista d’attesa. Troppi sono infatti i ciechi che non possono accedere al servizio pur avendone i requisiti. Una vera e propria sperequazione che ha creato disabili di serie A e (una lista di) disabili di serie B.

I disabili motori in carrozzina possono contare su un servizio di trasporto dedicato come quello con i mezzi attrezzati, mentre a noi si chiede sostanzialmente di rinunciare ai taxi. Che differenza c’è tra un cieco assoluto e una persona in carrozzina? Per girare da soli in una grande città non basta avere le gambe, bisogna anche vedere dove andare. E sapere come arrivarci.Come potrete intuire, siamo ben lontani dal pervenire ad una soluzione.

Abbiamo aspettato a fare il punto della situazione nella speranza di potervi raccontare una favola a lieto fine, ma la realtà dei fatti è ben diversa. Bisogna eliminare il superfluo e fare qualche rinuncia affinché tutti abbiano il necessario. Noi ci batteremo perché sia sempre così.

Enzo Tomatis

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