Mobilità: il Comune propone Ise con fasce differenziate, ma l’UICI non ci sta

Il presidente Salatino: “Così si introdurrebbero nuove discriminazioni”.

Proseguono gli incontri tra UICI Torino e autorità cittadine per l’attuazione della Sentenza del Consiglio di Stato che, lo ricordiamo, ha accolto il ricorso presentato dalla nostra sezione e ha disposto la modifica del Regolamento Comunale sul trasporto accessibile. Lunedì 30 marzo, presso la sede dell’Assessorato Comunale ai Trasporti, si è svolto un nuovo confronto, durante il quale l’amministrazione comunale ha proposto di risolvere il problema introducendo delle “fasce di reddito Ise agevolate” per ciechi e disabili motori gravi. Un’idea che i delegati della nostra sezione hanno recisamente rifiutato, proprio in nome di quell’equità e parità di trattamento che dovrebbe applicarsi a tutte le persone disabili e che i giudici del Consiglio di Stato hanno così ben evidenziato. Ma ripercorriamo nel dettaglio le tappe della trattativa.

L’antefatto

Già nel mese di febbraio (quindi poco dopo la pubblicazione della sentenza) l’UICI aveva presentato al Comune una proposta precisa: istituire un regime transitorio con ripristino del buono taxi a 9 € e abolizione delle fasce di reddito Ise, tanto per i ciechi quanto per i disabili motori  (questa era infatti la situazione nel 2012, prima che entrasse in vigore il tanto contestato Regolamento). Tutto ciò in attesa di una più radicale revisione del servizio, con l’obiettivo di arrivare a sistemi di trasporto funzionali e meno dispendiosi del taxi. Il Comune aveva obiettato che tale regime transitorio probabilmente non sarebbe stato sostenibile economicamente: «Se dovessimo applicare a tutti i disabili il contributo di 9 € – avevano affermato i rappresentanti della Città – i fondi a disposizione potrebbero esaurirsi in pochi mesi, scaduti i quali non si potrebbe far altro che smantellare il servizio». I dirigenti UICI avevano dunque concesso all’amministrazione comunale alcuni giorni di tempo per le verifiche del caso e per studiare delle eventuali soluzioni alternative rispettose della sentenza e compatibili con le esigenze di bilancio.

L’incontro del 30 marzo

Come nei precedenti confronti, la nostra sezione è stata rappresentata dal Presidente Giuseppe Salatino, dal Vice Presidente Oscar Franco, dal consigliere Enzo Tomatis e dall’avvocato Franco Lepore. Per il Comune erano presenti il vicesindaco e assessore alle Politiche Sociali Elide Tisi e l’assessore ai Trasporti Claudio Lubatti (che però ha presto abbandonato la riunione per impegni istituzionali), insieme con dirigenti e tecnici degli uffici competenti.

La proposta del Comune

Il Consiglio di Stato – questo l’assunto di partenza del Comune – ha dichiarato discriminatorie le diversità di trattamento fra categorie di persone disabili, ma ha anche affermato che l’applicazione delle fasce di reddito Ise è in sé legittima. Anziché però estendere le fasce Ise “tout court” (cosa che ovviamente scatenerebbe un’ondata di indignazione in tutte le associazioni di categoria), l’amministrazione ha proposto di operare delle distinzioni, introducendo delle “fasce differenziate” con tariffe più vantaggiose per coloro che non possono in nessun modo accedere ai mezzi pubblici, cioè i disabili motori gravi e i ciechi assoluti. Ai disabili motori “meno gravi” (cioè coloro che non si spostano con mezzi attrezzati ma con il taxi) verrebbero invece applicate le fasce Ise attuali, proprio quelle fasce che per due anni, in modo arbitrario, sono state applicate ai ciechi. L’unico dato senz’altro positivo è che per la prima volta (in linea con quanto affermato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità) la cecità viene riconosciuta dal Comune di Torino come minorazione grave, le cui conseguenze condizionano pesantemente la possibilità di muoversi in autonomia. Per il resto ci sono tanti punti oscuri, anche perché al momento il Comune non ha fornito né cifre né tempistiche certe. Di sicuro i tempi saranno lunghi, poiché per modificare il Regolamento – anche solo in fase di transitorietà – non è sufficiente l’approvazione della Giunta, ma serve il parere positivo del Consiglio Comunale.

Le nostre risposte

Dopo un rapido scambio di pareri a porte chiuse, i delegati della nostra associazione sono stati concordi nel rifiutare la proposta. «Come potremmo accettarla, noi che da sempre ci battiamo per l’equità? – questo il pensiero del presidente Salatino – Per eliminare una disparità di trattamento se ne introduce un’altra. Se il Comune pensa di coinvolgerci in un’odiosa ‘guerra tra poveri’ si sbaglia: non daremo il nostro avallo a proposte discriminatore e non accetteremo di ottenere vantaggi a spese di qualcun altro. Fin dall’inizio abbiamo condiviso la nostra battaglia col Comitato Interassociativo sulla Mobilità e anche se a volte siamo stati costretti a ‘correre in solitaria’ (l’UICI è stata l’unica associazione a ricorrere presso il Consiglio di Stato) continueremo a scegliere la strada dell’unità e non quella delle divisioni». Anche il problema delle tempistiche ha avuto un peso nella decisione: «Tra approvazioni e tempi tecnici lo status quo si manterrebbe come minimo fino al prossimo autunno: per i ciechi (costretti a spendere ogni giorno cifre ingenti per raggiungere il luogo di lavoro o di studio) tutto questo è inaccettabile. Ci aspettiamo risposte immediate».

Ora dunque la palla passa nuovamente al Comune, che non può “azzerare il passato” e ignorare la discriminazione perpetrata ai danni dei ciechi assoluti torinesi dal 2012, discriminazione che la sezione UICI Torino ha denunciato fin dall’inizio, senza tuttavia essere ascoltata. E non si può trovare una soluzione ancora una volta discriminatoria, rendendo oltretutto complice la sezione: il Comune deve prendersi le proprie responsabilità e le conseguenze del caso. La nostra sezione, per contro, andrà a fondo e chiederà un giudizio di ottemperanza sull’applicazione della sentenza. Purtroppo il nodo della mobilità accessibile è ancora lontano dal trovare una soluzione: naturalmente l’UICI Torino continuerà a seguire la trattativa e a far sentire la sua voce, con disponibilità al dialogo, ma anche col rigore e la fermezza che la contraddistinguono.

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