Spazi inadeguati, lentezze burocratiche e vecchie polemiche: ecco che cosa non funziona nel “nuovo” Centro di riabilitazione visiva di Ivrea

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Situazione difficile, ma il lavoro prosegue.

Dallo scorso 19 giugno il Centro di Riabilitazione Visiva (CRV) di Ivrea è stato trasferito in via Jervis 9, nei pressi della stazione ferroviaria. Gli orari e i servizi proposti dalla nostra sezione UICI Torino, che dal dicembre 2014 gestisce la struttura su mandato dell’ASL Torino 4, rimangono gli stessi: lunedì, mercoledì e venerdì, dalle 10:00 alle 16:00; martedì e giovedì dalle 10:00 alle 13:00. L’offerta comprende una serie di servizi riabilitativi ad ampio raggio: dall’informatica all’autonomia personale, dalla consulenza psicologica allo sportello pensionistico, senza trascurare le proposte culturali e i momenti aggregativi. Il livello di soddisfazione degli utenti è elevato e i numeri sono decisamente positivi: nel 2016 sono state erogate 2.174 prestazioni rivolte a 145 persone, molte delle quali hanno usufruito di diversi servizi, tanto che, in totale, sono stati attivati 243 percorsi riabilitativi Nonostante questi dati inoppugnabili, l’ASL ha deciso di cambiare strada e sperimentare, per un anno, una gestione condivisa. Così all’UICI si affiancherà l’APRI (Associazione Pro Retinopatici e Ipovedenti), che aveva gestito il Centro in passato e che negli ultimi tre anni non ha risparmiato pesanti attacchi all’Unione Ciechi.

Sede nuova, polemiche vecchie

Purtroppo anche il trasferimento è stato accompagnato da polemiche. «Spiace essere costretti per l’ennesima volta a difendere il nostro operato da accuse false – sottolinea Franco Lepore, presidente UICI Torino – Tra l’altro, in occasione della nuova apertura del Centro, di fronte a un caso di co-gestione, come quello che avrà luogo, forse sarebbe stato opportuno divulgare un comunicato congiunto tra ASL, UICI e APRI, ma lo spirito di collaborazione e la dote della correttezza evidentemente non appartengono a tutti. Peccato che in questo modo siano state diffuse notizie parziali e faziose».

Quel documento che manca

Ma i problemi non si fermano qui. «Siamo costretti a rimarcare che le questioni relative al trasferimento del Centro sono state gestite dall’ASL in modo superficiale – prosegue Lepore – Al momento, infatti, nessuno ci ha ancora convocati per sottoscrivere ufficialmente la convenzione relativa alla gestione del Centro». Tutt’altro che una mera formalità. «In questo momento, il nostro lavoro non è sufficientemente tutelato e, in caso di incidenti, ci potrebbero essere seri problemi di concessioni, garanzie e coperture assicurative. Se ci siamo comunque assunti il rischio di erogare i servizi è solo perché crediamo nel valore della nostra attività e non vogliamo che a pagare il prezzo delle lentezze burocratiche siano gli utenti. Questa situazione di precarietà, però, non può proseguire oltre».

Spazi inadeguati e poco adatti ai disabili visivi

Da non trascurare, poi, i problemi legati ai nuovi spazi. Nella struttura di via Jervis mancano percorsi tattili o riferimenti naturali per favorire l’accesso al Centro da parte dei disabili visivi: chi si muove con l’ausilio del bastone, ad esempio, potrebbe trovarsi in difficoltà. Non solo: la sala per i colloqui psicologici non è per nulla insonorizzata, il locale che ospita la cucina è senza finestre e senza impianto di aspirazione fumi. Bisognerà poi affrontare il problema degli spazi e degli arredi comuni: «armadi e pc custodiscono anche i dati sensibili degli utenti, informazioni delicate che non possono essere condivise». E’ per tutte queste ragioni che il presidente UICI Torino ritiene «i nuovi spazi destinati al CRV totalmente inadeguati». E conclude con una considerazione amara: «nonostante la professionalità e l’impegno profusi in questi anni dagli operatori del Centro, temo che i disagi per gli utenti non tarderanno a farsi sentire».

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