Emergenza Covid-19: sostegno psicologico via telefono

Stiamo affrontando, a causa della pandemia, un periodo particolarmente duro, che ci espone alla paura e all’isolamento. Le persone disabili rischiano di patirne maggiormente gli effetti, manifestando disturbi come depressione, insonnia o improvvisi scatti di rabbia. Consapevole di queste difficoltà, la sezione I.Ri.Fo.R. Torino, nell’ambito del progetto “Insieme per un sorriso”, ha istituito uno sportello di sostegno psicologico via telefono. In caso di malessere, bastano pochi, semplici gesti per mettersi in contatto con specialisti altamente formati.

Il lunedì dalle 15 alle 16 e il venerdì* dalle 9 alle 10 è possibile contattare, nel massimo rispetto della privacy, il numero 351 78 70 095. Rispondono alle chiamate le dottoresse Cinzia Andreolla, Federica Ariani e Manuela Mariscotti, psicologhe, psicoterapeute, esperte nella disabilità visiva, collaboratrici del Progetto “Stessa strada per crescere insieme”, nato dalla convenzione tra il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi e l’Unione Ciechi. Il servizio è rivolto sia alle persone con disabilità visiva, sia a chi le affianca (familiari, operatori sociosanitari, educatori), purché residenti nell’area di Torino. Contattando lo sportello di sostegno psicologico si acconsente al trattamento dei propri dati, esclusivamente a fini statistici.

*Venerdì 25 dicembre 2020 e venerdì 1 gennaio 2021 il servizio non avrà luogo, ma sarà anticipato ai giorni precedenti, giovedì 24 dicembre e giovedì 31 dicembre in orario 10-11. 

Per chiarire meglio il quadro di riferimento, pubblichiamo, di seguito, la riflessione della dott.sa Barbara Furlano, coordinatrice del team di specialiste chiamate a seguire il progetto.

“Lo scorso periodo di lockdown – spiega la dott.sa Furlano – ha imposto importanti limitazioni alle possibilità di movimento e di relazioni sociali; le persone con disabilità, che già abitualmente affrontano la quotidianità con una limitazione, hanno riscontrato nella situazione contingente un’ulteriore fonte di ansia, solitudine e depressione. Altrettanto si può dire per i caregivers, che hanno perso quegli importanti riferimenti esterni rappresentati dalla rete sociale e istituzionale, trovandosi così ad affrontare da soli il carico delle responsabilità di cura e accudimento”.

“L’attuale progressivo incremento dei casi di contagio e, conseguentemente, le nuove misure di contenimento del virus sempre più restrittive, aprono a forme di disagio psicologico specifico definibili come “ansia da limbo” – spiega ancora la dott.sa Furlano -: un senso di sospensione del tempo, che aumenta il malessere psichico con risvolti che vanno dalla difficoltà di concentrazione allo spaesamento, fino ai disturbi del sonno. Si va dall’attesa di effettuare il test diagnostico all’attesa dell’esito del tampone, della fine della quarantena alla divulgazione di un nuovo DPCM: l’attesa diventa alterata, dilata e di fronte a ciò le persone diventano passive, con un atteggiamento rinunciatario, oppure insofferenti fino a reagire in modo aggressivo, a volte violento. Inoltre, di fronte a una simile complessa situazione sociale e psicologica, gli operatori stessi, impegnati in compiti di cura, sanitari e/o educativi di persone con disabilità visiva possono sentirsi ulteriormente gravati sul piano personale nonché professionale”.

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