Trasporto accessibile: nessuna polemica, ma un po’ di obiettività

Il presidente Salatino: “Chi in passato ci attaccava oggi implicitamente sostiene le nostre tesi”.

Sono iniziati gli incontri tra i dirigenti dell’UICI Torino e le autorità del Comune per capire come attuare la sentenza del Consiglio di Stato che, accogliendo il ricorso presentato dalla nostra sezione, impone di riscrivere il regolamento sul trasporto accessibile.

“Ora che finalmente è stato avviato il confronto – riflette il presidente UICI Torino Giuseppe Salatino – mi sembra opportuna qualche riflessione più generale. Prendo spunto dalle discussioni che negli ultimi giorni hanno tenuto banco sui giornali cittadini e non solo. L’associazione APRI ha infatti deciso di siglare una convenzione con Uber pop, contestato servizio di trasporto privato alternativo al taxi, che offrirebbe tariffe molto più vantaggiose rispetto alle auto bianche. Per il momento non intendiamo entrare nel merito della questione: da sempre l’UICI afferma che non è importante quale sia il mezzo scelto (taxi, trasporto collettivo, trasporto pubblico con accompagnatori), purché si tratti di un sistema sicuro e sostenibile sul piano economico. E ovviamente purché sia legale. Dunque sulla legittimità di Uber lasciamo che siano le autorità competenti a pronunciarsi”.

“Vorrei solo osservare – prosegue Salatino – che la scelta di affidarsi a Uber è stata motivata dal presidente APRI Marco Bongi con queste argomentazioni, riportate da La Stampa: «Dopo che il Comune ci ha tagliato i buoni taxi non abbiamo scelta: o stiamo chiusi in casa o ci arrangiamo. Se vado a lavoro in taxi, perdo mezzo stipendio». Parole per le quali potrei rivendicare i diritti d’autore, salvo il fatto che noi non intendiamo adottare soluzioni arrangiate o raffazzonate, ma vogliamo continuare a difendere il diritto dei ciechi torinesi di muoversi in città in modo sicuro e  con mezzi alla portata di tutti. E’ questo il motivo che ci ha spinti ad andare avanti nella nostra battaglia arrivando fino al Consiglio di Stato, che ci ha dato ragione”.

“Sul tema della mobilità urbana, non posso che ribadire quanto già affermato in molte altre occasioni. Tutti gli strumenti per rendere più accessibili i mezzi pubblici (dalle sintesi vocali agli indicatori ad alta leggibilità) sono preziosi e pertanto vanno potenziati: la nostra sezione è da sempre in prima linea e collabora concretamente con il GTT, il Comune di Torino e gli altri attori coinvolti nella progettazione e nella realizzazione dei presidi e nell’adeguamento di autobus e tram. Contemporaneamente, però, ai ciechi assoluti non accompagnati dev’essere garantito un trasporto alternativo porta a porta, che consenta loro di arrivare a scuola, sul luogo di lavoro e permetta altresì una soddisfacente vita di relazione, senza correre rischi negli spostamenti.

Non voglio generalizzare, ovviamente, perché generalizzando mi sono state attribuite considerazioni sull’autonomia dei ciechi che proprio non mi appartengono, e perché davvero c’è chi riesce a usufruire – non io, ma non credo di essere il solo – di tram e autobus senza essere accompagnato: l’autonomia è una conquista importante per chi riesce a raggiungerla e deve essere incoraggiata, ma la nostra associazione ha il dovere di pensare alle esigenze di tutti. Non ci si può accorgere solo adesso  che non tutti i ciechi sono autonomi in egual misura, e che la nostra categoria si trova in un generale ‘stato di necessità’.

“Mi sorprende – conclude il Presidente – che a farsi paladini di queste rivendicazioni siano proprio coloro che in passato ci attaccavano, accusandoci di essere dei retrogradi e di non fare nulla per stimolare l’autonomia personale dei disabili visivi. Non intendo entrare in polemica con nessuno, ma credo che su temi così cruciali sarebbe opportuno, da parte di tutte le persone coinvolte, un atteggiamento più obiettivo e coerente”.

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