I servizi educativi al tempo del Coronavirus: sostegno in rete e interventi personalizzati

L’emergenza Covid-19 ha letteralmente stravolto il mondo della scuola, imponendo a docenti e studenti di trovare nuovi modi per insegnare e imparare. Per i bambini e i ragazzi disabili, che già in condizioni normali sperimentano la fatica della fragilità, la scuola al tempo del Coronavirus è una sfida particolarmente dura, tra lezioni in rete, compiti a casa e piattaforme informatiche spesso poco accessibili. Anche le famiglie, prese alla sprovvista, spesso si trovano in difficoltà. Ben consapevole di questi problemi, l’I.Ri.Fo.R. Torino (Istituto per la Ricerca, la Formazione, la Riabilitazione), ente collegato all’Unione Ciechi, iscritto al Registro di Accreditamento della Città di Torino per i servizi educativi a favore di persone con disabilità visiva, a cui afferiscono anche gran parte dei consorzi del territorio, ha cercato di ripensare i propri servizi educativi, per renderli adatti alle nuove esigenze, in un lavoro di rete con l’Ufficio Disabilità sensoriali di Torino e i referenti dei vari Consorzi della provincia, con le famiglie e i professionisti che operano con i nostri giovani utenti.

Non è stato facile, anche perché inizialmente si pensava che la sospensione dell’attività ordinaria sarebbe durata poche settimane. Nessuno poteva immaginare una pausa protratta fino a fine anno scolastico, se non oltre. Una volta scattate le misure di confinamento, studenti e famiglie hanno dovuto, in pochissimo tempo, riprogettare il modo di vivere la scuola. E gli educatori I.Ri.Fo.R. si sono trovati a fronteggiare due diverse esigenze: da un lato le indicazioni sanitarie (muoversi il meno possibile ed evitare, per il bene di tutti, contatti ravvicinati), dall’altro il desiderio di continuare a svolgere nel migliore dei modi il proprio lavoro, tanto più indispensabile in un momento di emergenza. Si è così scelto di puntare sul sostegno a distanza, progettando interventi mirati e altamente personalizzati.

Per gli studenti delle scuole medie e superiori, la didattica si è in gran parte trasferita sulle piattaforme informatiche per le chiamate a distanza, come Zoom o Skype (strumenti cui, grazie al nostro comitato informatico, abbiamo dedicato uno specifico approfondimento). Per i ragazzi ciechi o ipovedenti, questi programmi possono presentare problemi di accessibilità o almeno iniziali difficoltà di utilizzo. Di solito, chi vede impara a usare in maniera abbastanza intuitiva i comandi fondamentali, come i tasti di risposta, le icone per accendere e spegnere microfono e telecamera. Chi non vede, invece, ha bisogno di una formazione specifica e di un tempo più lungo per familiarizzare con le nuove tecnologie. In questo senso gli educatori e le educatrici sono un prezioso punto di riferimento. Un altro fronte di intervento riguarda i materiali inviati dalle scuole: testi di approfondimento, compiti da svolgere a casa, verifiche. Spesso le scuole scansionano pagine di libri o altri documenti e poi le inviano in formato Pdf. Il problema è che questi materiali sono del tutto inaccessibili per chi usa sintesi vocali, barre braille o programmi di ingrandimento.  Ancora una volta gli educatori, in coordinamento con gli insegnanti di sostegno e curricolari, sono dei preziosi mediatori. Ed è anche grazie al loro impegno se i ragazzi con disabilità visiva riescono, pur tra tante difficoltà, a proseguire il percorso scolastico. Da notare che, tra gli studenti seguiti dall’educativa I.Ri.Fo.R., ci sono anche ragazzi con origini non italiane. Per loro c’è un’ulteriore barriera: quella linguistica. Se non si padroneggia perfettamente l’italiano, seguire una lezione e afferrarne il contenuto, senza poter avere un’interazione diretta con chi parla o spiega, è sicuramente più complicato, anche a prescindere dalla disabilità.

Nelle elementari e più ancora nelle materne, di solito i contatti via piattaforma informatica sono meno frequenti. Rimane però il problema dei materiali a casa, che devono essere adattati e qualche volta ripensati. Un discorso particolare riguarda poi gli studenti con pluridisabilità. Nei loro casi, il sostegno in rete risulta molto complicato, se non impossibile. Ma si è cercato comunque di puntare sulla relazione. A volte, ad esempio, gli educatori leggono e registrano ad alta voce storie o favole, mantenendo così un contatto, anche vocale, con i loro piccoli amici.

«Gli ostacoli non mancano, ma la professionalità dei nostri educatori e la grande disponibilità dimostrata dalle famiglie ci consentono di affrontare questo difficile momento» racconta Silvia Lova, coordinatrice educativa I.Ri.Fo.R. Torino. «In generale gli studenti stanno rispondendo bene. Com’è naturale, a volte ci sono momento di crisi e di sconforto. Ai più piccoli o ai ragazzi con disabilità plurime non è sempre facile far comprendere il perché delle nuove regole dettate dall’emergenza: il restare in casa, il non poter incontrare e abbracciare le persone amiche. Ma stiamo facendo di tutto per dare un sostegno concreto e perché le famiglie, già gravate da mille incombenze e problemi, non si sentano abbandonate».

«Il supporto educativo ha dovuto adattarsi e, sarebbe assurdo negarlo, sicuramente su alcuni fronti ci sono dei rallentamenti» spiega ancora Lova. «Penso, ad esempio, al lavoro sulle autonomie personali, che, per forza di cose, in questo periodo è stato un po’ accantonato. Di contro, però, i ragazzi, stimolati dalla necessità, hanno fatto molti passi avanti nelle abilità informatiche e raggiunto risultati che sicuramente li aiuteranno anche quando sarà passata l’emergenza».

Vai al contenuto